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Milano città dell’acqua?

Milano città dell’acqua?

Oggi è difficile pensarla in questi termini, oggi che giriamo in macchina sull’antica traccia dei canali, oggi che i ponti, i barconi, le conche, i canali e le darsene sono solo un ricordo del passato (non troppo lontano, a ben guardare). In questo contesto immaginare la modernissima Milano come una città in cui l’acqua aveva un ruolo assolutamente centrale è un esercizio di immaginazione piuttosto difficile da mettere in pratica.
Eppure con un po’ di buona volontà si può riuscire a rintracciare tra le pieghe del tessuto urbano, oggi così cambiato, le memorie di questo passato idrico, che riaffiora qui e là riemergendo con frammenti di edifici, pozzi, fontane, ponti, canali.

Da sempre Milano si trova al centro di una rete fluviale e idrografica di primaria importanza, snodo centrale di una rete di vie di comunicazione che solcano la pianura fin dai tempi antichi. Se è vero che la nostra città, antico villaggio celtico, è nata proprio sulla linea di confine che separava la parte settentrionale della pianura, più asciutta e arida, da quella meridionale, ricca, argillosa e semisommersa dalle paludi, dove ha avuto origine lo straordinario sviluppo agricolo che è stato per secoli la spina dorsale della ricchezza del ducato di Milano. Milano è sorta inoltre sulla cosiddetta “fascia dei fontanili”, una linea immaginaria dove l’acqua del sottosuolo, fresca, cristallina e abbondante, sgorga come una benedizione all’esterno e inonda la terra fertile della pianura.

La traccia più evidente da seguire per iniziare l’esplorazione della Milano acquatica sono ovviamente i Navigli, o almeno quello che rimane dell’antico, glorioso sistema di canali che in passato poneva Milano al centro di una rete navigabile in grado di collegare l’Adriatico alla Svizzera. Oggi ciò che rimane dei canali che in passato circondavano tutto il centro (quello che oggi è compreso nella cosiddetta circonvallazione interna) è stato in qualche modo relegato ai margini, a est e a ovest della città: sono il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese a ovest e il Naviglio della Martesana a est. Ciò che i milanesi chiamano comunemente “i Navigli” è la zona a sud-ovest di Milano, dove ancora oggi l’acqua arriva dal Ticino ed entra in città, riversandosi nella Darsena per poi prendere di nuovo la strada delle campagne, e tornare verso Pavia lungo il Naviglio Pavese. Lungo il percorso che entra in città si incontrano luoghi molto affascinanti, resti di antichi edifici industriali che in passato sfruttavano la forza della corrente (come la fabbrica delle ceramiche Richard Ginori e le Cartiere Binda) e anche una meravigliosa chiesa di origine medioevale che ancora sopravvive: la chiesa di San Cristoforo. Arrivati all’attacco del Naviglio, ci si trova immersi in uno dei centri della cosiddetta “movida” di Milano, dove però sopravvivono interessanti ricordi di quando questa zona era tutt’altro che un luogo elegante e alla moda. Il Vicolo dei Lavandai, dove si vedono i resti di un lavatoio, ci parla dell’epoca (durata fino a tempi sorprendentemente recenti), in cui l’acqua corrente in casa era una chimera, e il bucato si faceva all’aperto, strofinando i panni sulle pietre leggermente inclinate sistemate in riva al canale.

Dall’altra parte della Darsena invece si può ancora ammirare, immersa in un piccolo parco, la Conca di Viarenna: primo esempio di questo genere di strutture, ideate proprio a Milano dagli ingegneri della Veneranda Fabbrica del Duomo, che servivano per superare più agevolmente i dislivelli presenti nei canali. La conca attuale, costruita tra il 1551 e il 1558, sostituisce quella originale di origine addirittura quattrocentesca, opera di Fioravente da Bologna e Filippo da Modena.

Un altro interessante esempio di questo genere di strutture si può osservare, cambiando completamente area della città, nella zona nord della circonvallazione delle cosiddette mura spagnole: si tratta della conca dell’Incoronata, situata vicino alla chiesa di S. Maria Incornata, a due passi dalla modernissima zona di piazza Gae Aulenti. Realizzata ai tempi di Ludovico il Moro, sembra che addirittura Leonardo da Vinci abbia messo mano alla sua progettazione.

Sempre in questa zona, ma più a nord, nel cuore del quartiere Isola, si trova un altro luogo straordinario che ci parla del ruolo importantissimo che l’acqua ha sempre avuto nella nostra città: si tratta del Santuario di Santa Maria alla Fontana, sorto all’inizio del XVI sec. presso una fonte ritenuta miracolosa già in tempi antichissimi. Il santuario fu voluto da Carlo II d’Amboise, all’epoca governatore di Milano, dopo una guarigione miracolosa avvenuta in seguito alle sue preghiere presso la sorgente miracolosa. Anche in questo caso Leonardo in persona avrebbe partecipato alla progettazione della chiesa, che oggi spunta come un fungo strano, con il suo aspetto rinascimentale, nel cuore di un quartiere tradizionalmente operaio e industriale.

A questo punto non siamo lontanissimi dall’attacco dell’altro grande naviglio milanese, la Martesana: presenta già dalla prima metà del XV sec. nell’area compresa tra Milano e il fiume Adda, il canale fu però collegato alla cerchia interna dei navigli solo alla fine del Quattrocento, ai tempi del duca Ludovico il Moro, con il solito valente aiuto di Leonardo. Il canale ha un glorioso passato fatto di ville di vacanza dei nobili milanesi alla ricerca del fresco e del verde, trasporti pubblici in barca (era famoso il barchett de Vanver, una linea di trasporto di passeggeri che assicurava il collegamento con il Lago di Como) e un intenso trasporto di merci durato fino alla metà del secolo scorso, almeno fino agli anni Sessanta. Oggi si può godersi l’atmosfera del naviglio percorrendo una pista ciclo-pedonale che collega la Cassina de’ Pomm, in via Melchiorre Gioia, a Crescenzago.

Tornando verso il centro, si può fare una breve tappa al Parco Sempione, dove sospeso sopra il laghetto che si trova nel centro del parco si può ancora vedere il Ponte delle Sirenette, il primo ponte in ghisa di Milano. Questa non è la sua collocazione originaria: il ponte, elegantemente ornato di quattro statue che rappresentano altrettante sirene con un remo in mano, si trovava in origine sul naviglio nei pressi di via San Damiano, ma in seguito all’interramento di gran parte dei canali avvenuto negli anni Venti e Trenta del Novecento è stato trasferito nel parco.

Sempre al Parco Sempione è possibile ammirare l’edificio dell’Acquario civico, inaugurato nel 1906 come padiglione dell’Esposizione Universale. Fin dal 1908 è una stazione idrobiologica, ed è perciò uno degli acquari più antichi del mondo. Il bellissimo edificio in stile Liberty è ornato esternamente da rilievi a tema acquatico, che rappresentano pesci, crostacei, aragoste, tartarughe e altri animali acquatici, e d piastrelle, opere della ditta Richard Ginori già citata prima, che riproducono la flora e la fauna marina. Il tutto sotto lo sguardo severo del dio Nettuno, che troneggia sulla fontana al centro della facciata.

Come sempre, anche in questo caso Milano è una città che si rivela poco a poco, con una bellezza a volte nascosta che premia chi la sa andare a cercare con pazienza e spirito di avventura. Questi sono solo alcuni del luoghi che ci parlano del profondo rapporto che lega Milano alle sue acque, molti altri sono ancora da scoprire.
Vi invito ad esplorarla insieme a me!

Contattaci qui per disegnare insieme il vostro prossimo itinerario!

Laura Parmigiani Scritto da Laura Parmigiani

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